Debutto live di Laura Pausini a Torino: ecco com'è andata
Pensa già a diventare mamma, Laura Pausini, e a prendersi tra due anni un sacrosanto periodo sabbatico. Ma intanto è il momento di tornare on the road e la pop star lo affronta col solito piglio da guerriera, pronta alle fatiche dell’ennesimo, massacrante tour mondiale. Quarantuno date solo tra Italia ed Europa, da qui a fine maggio: da Torino a Eboli, da Turku a Helsinki, con doppia partenza al PalaOlimpico Isozaki nel capoluogo piemontese, due fermate a Firenze, Acireale, Caserta e Treviso, tre a Roma e quattro a Milano, e poi Madrid e Barcellona (in Spagna Laura manca da una decina d’anni), Marsiglia, Zurigo, Ginevra, Parigi, Stoccolma, Bruxelles.
Entra in scena come un pugile sul ring (“la mia sfida non è con il pubblico, ma con la musica”), il profilo proiettato su un sipario come in un teatro kabuki. Attacca con l’ultimo singolo, “Invece no”, davanti a 10 mila persone, duemila delle quali in piedi nel parterre invero un po’ vuoto nelle ultime file. La trovata più bella ed elegante della scenografia sono gli otto video “custom” a forma di goccia che pendono dal soffitto illuminandosi di diversi colori. I musicisti sono vestiti Armani, che per Laura ha concepito uno stile “glam rock” preparando cinque cambi d’abito. “Per ‘Sorella terra’”, spiega la Pausini, “ho voluto io un abito speciale, dorato, luminoso e tempestato di brillanti. Ingombrante, pesante, ma bellissimo. Fa contrasto con le immagini che appaiono sullo schermo posto dietro al palco al termine della canzone”: immagini di traffico congestionato, di cataclismi, di deturpazioni naturali, mentre la voce della Pausini recita il suo messaggio ecologista. E’ il momento dark/apocalittico del concerto: “Nelle prime file”, spiega Laura, “ci sono tanti giovani, voglio ricordargli quanto è importante rispettare la Natura. Tutti sbagliamo e la danneggiamo, anche involontariamente, con i nostri gesti quotidiani”.
Al nuovo “Primavera in anticipo” (oltre un milione di copie già vendute nel mondo) riserva otto canzoni, stipate soprattutto nella seconda parte del concerto. Per “Un fatto ovvio”, il prossimo singolo, proietta in anteprima un videoclip che è un minifilm girato, come tutte le immagini dello show, da Gaetano Morbioli. Il primo botto arriva con la lunga coda funky-rock di “Emergenza d’amore”, i primi cori a squarciagola con “Strani amori”. Laura canta anche in inglese (“Surrender”), pesca molto dal penultimo “Resta in ascolto”, passa in rassegna tutto il catalogo ricorrendo alla formula delle medley: una “rock”, con le canzoni di Vasco e di Bersani, uno pop (tutti in piedi per “Gente”), e uno “soft”, quando – dopo un ricordo di chi ha perso la vita sul lavoro: siamo nella città della Thyssen... - cantanti e musicisti si allineano tutti a fronte palco alla ricerca di una dimensione più intima e acustica. E’ il momento migliore delle due ore di concerto, con una impeccabile resa a cappella, a quattro voci, di “Incancellabile”; Fersini il rocker ha il suo momento con il solo di “Bellissimo così”, la band tutta in una pimpantissima, quadrata “La mia banda suona il rock”. Prima, su “Destinazione paradiso”, in tanti hanno fatto la ola (anche Valerio Staffelli di Striscia e Stefano Domenicali ds della Ferrari di F1, vicino a me). L’ultimo bis, ovviamente, è “La solitudine”, sedici anni dopo. “Non a caso”, ha spiegato prima Laura, “l’ultima nota della canzone richiama quella iniziale di “Invece no”. E così il cerchio si chiude. Buonanotte, Torino.
E ritorno da te
Tra te e il mare
L a solitudine
In assenza di te
Fai un regalo che non ha prezzo. Dona la vista!
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