Chi è Alan Smithee?

Vi ricordate il video di Whitney Houston "I Will Always Love You"? Niente di memorabile in effetti, anzi. Un semplice montaggio di scene del film "The bodyguard" di Mick Jackson con Kevin Costner. Ecco, quel video è un perfetto esempio di prodotto di cui nessuno vuole la paternità. Ed è dal 1969 che il regista di queste mezze schifezze che nessuno vuole riconoscere è Alan Smithee. E come mai? Forse perché costui è un mediocre regista fallito? Niente affatto.

Il motivo è che Alan Smithee non esiste. Si tratta di uno pseudonimo, un nome convenzionale stabilito dalla Director's Guild of America, per mezzo del quale un regista o uno sceneggiatore possono far togliere il proprio nome dai titoli (di testa o di coda) in caso di disconoscimento dell'opera per le più svariate cause, dalla incomprensione con il produttore, al fallimento del progetto, fino alla grave manipolazione di ciò che è stato diretto o scritto.
Il primo film dove si usò questo pseudonimo fu "Ultima notte a Cottonwood". Durante le riprese il protagonista, Richard Widmark, litigò con il regista Robert Totten e lo fece sostituire con Don Siegel. Potere dello star system. Quando il film fu concluso, però, nessuno dei due volle farsi accreditare come autore, evidentemente per problemi sia di qualità sia di correttezza. Allora si decise che la pellicola sarebbe stata attribuita ad Al Smith, nome che in Italia potrebbe equivalere a una specie di Mario Bianchi. Il problema era che esisteva già un regista che si chiamava così, e allora si scelse Allen (col tempo trasformato in Alan) Smithee. Da quel giorno non sono stati pochi i film figli di N.N, cioè del buon Alan.

"ERA MEGLIO IL LIBRO": QUANDO IL FILM DELUDE

I più famosi sono probabilmente il quarto episodio di "Hellraiser, Bloodline", (dietro allo pseudonimo si nascondono Kevin Yagher e Joe Chappelle), e "Solar Crisis", del 1990, disconosciuto da Richard C. Sarafian. Ma ci sono anche molti telefilm che non hanno un autore accreditato, uno per tutti il pilot della serie MacGyver. Innumerevoli i videoclip di Alan Smithee, che ha "lavorato" per Blondie, Natalie Imbruglia, Busta Rhymes, Gary Barlow e Destiny's Child.
La più rilevante e prestigiosa mole di fatica tuttavia Smithee l'ha compiuta rimontando per la tv alcuni film, trasformandoli in prodotti cui i registi originari non hanno voluto apporre la propria firma. Si tratta di operazioni commerciali che inseriscono nel circolo televisivo opere che nascono per il grande schermo, utilizzando scene tagliate e rimontando il tutto ad arte, con la vecchia strategia di "allungare il brodo". Tra questi ricordiamo "Dune" di David Lynch, "Vi presento Joe Black" di Martin Brest e "Insider" di Michael Mann. Alan Smithee è regista prolifico quindi, ma non rilascia interviste.
Infine, la chicca: il protagonista (E. Idle) di "Hollywood brucia" si chiama proprio Alan Smithee, chiamato a dirigere Trio, il suo primo film importante con S. Stallone, W. Goldberg e J. Chan. Nel film, per protestare contro il produttore (R. O'Neal) che vuole estrometterlo dal montaggio, ruba il negativo e minaccia di bruciarlo in  un epilogo paradossale e satirico. Ironia finale: dopo furibondi dissensi con il produttore-sceneggiatore Joe Eszterhas, il regista veterano Arthur Hiller ha fatto togliere il suo nome dai credits, ricorrendo all'immancabile pseudonimo. Le intenzioni grottesche della denuncia affogano nella verbosità. Come commedia non diverte, come satira non morde.